Nel 1989 Francesco Busana per caso viene a contatto con il ceramista e scultore Giancarlo Scapin, quando resta colpito dalla magia della tornitura. Questo resta per anni il suo grande amore, il rendere forma la non forma ,  il dare un'utilità, ad un blocco di terra con la realizzazione di un oggetto.

Sempre nel 1989 presso l'Istituto di Nove partecipa ad un corso di 200 ore, tenuto dai professori: Giuseppe Lucetti, Pompeo Pianezzola, Cesare Sartori e Giulio Poloniato.
Questa passione resta a livello di puro gioco fino al 1996, quando conosce con il laboratorio di Nico Toniolo e Orazio  Canesso, entrambi  professori  dell'Istituto  d'Arte  di  Nove  ed  ex collaboratori dell'artista Alessio Tasca. Qui trova la possibilità, visto  l'ottimo  rapporto  instaurato, di provare  i  più  disparati  materiali  e compiere una sperimentazione sotto la loro guida esperta. Dato il grande amore per l'oriente e la poesia,  nel 1997  nasce  l'idea  di  compiere uno studio sulla teiera come elemento simbolico e coordinare questo percorso all'interno di una ricerca che portasse ad una riflessione tra la forma, il colore e la parola.

 I materiali usati sono :

- argille cotte a basse temperature 950-1000 °C 
- semirefrattari cotti con tecnica raku e uso di smalti  e nitrati in riduzione 950-970 °C
- semirefrattari cotti ad alte temperature 1200 °C
- grès 1150-1250 °C
- uso di ingobbi come superficie smaltata 950 °C

Alla ricerca di altre realtà ed esperienze europee, nell'aprile 2000 incontra in Belgio il ceramista Antonio Lampecco.
Italiano di nascita, Lampecco da 50 anni svolge la sua attività in Belgio, conseguendo innumerevoli riconoscimenti  internazionali, fino ad  essere  insignito del  merito di membro onorario della Royal Accademy of Arts, nel campo della scultura.
Con  Antonio  Lampecco,  Francesco  instaura  un rapporto  di continuo interscambio nel campo del grès,   dove   i   suoi   preziosi   suggerimenti   lo   stanno   formando   nell' utilizzo  degli   smalti  e nell' interpretazione della materia.   

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