Chef Clay - Ceramica, Food e Innovazione - 2016

1-chef-clayChef Clay: il progetto che unisce ceramica, food e innovazione

Unire innovazione e tradizione. La versatilità della ceramica e le potenzialità offerte dalle stampe 3d al servizio di una delle esperienze più importanti e piacevoli della vita: il cibo. Chef Clay è un progetto di digital fabrication ceramica applicata agli oggetti d’uso per la cucina e per la tavola, come bicchieri, piatti e ciotole. Nasce dalla collaborazione tra designer, ceramisti, chef e barman affascinati dalla possibilità di sfruttare le potenzialità offerte dalle stampanti 3d. La creazione di texture visive e tattili dà vita a bicchieri dalla forma e dalla superficie unica e speciale. Il progetto si è sviluppato negli ultimi mesi dall’incontro tra il maker Lorenzo Paganelli, presidente del Fab Lab di Faenza, e la ceramista Cristina d’Alberto. Attualmente il progetto sta sperimentando nuove forme e prototipi ed è seguito dallo chef turco Semi Hakim – partecipante al network di Postrivoro – e da Antonio Gagliardi, componente del Future Food Ecosystem di Bologna.

Il bicchiere Sugar Kane prodotto con la digital fabrication

Dall’incontro tra Lorenzo e Cristina è nata una forma morbida e sinuosa: il suo nome è Sugar Kane, in onore dal personaggio di Marilyn Monroe nel celebre film “A qualcuno piace caldo”. È un bicchiere realizzato con la stratificazione tipica della stampa 3d: un oggetto che – oltre ad avere un’estetica particolare – vuole garantire la massima soddisfazione di gusto per i palati più esigenti. «Di base la porcellana è molto adatta per il cibo – spiega Lorenzo Paganelli – Abbiamo deciso di smaltare l’interno del bicchiere per facilitare la lavabilità. La sua caratteristica principale è però la texture del tutto particolare, frutto del procedimento a stratificazione della stampa 3d. In fondo la stampa 3d come procedimento non è altro che una serie di 2d sovrapposti uno sopra l’altro». Sugare Kane fa la sua comparsa durante l’evento “A qualcuno piace stampato” di Buongiorno ceramica a Faenza nel giugno 2016 e, come l’attrice da cui prende il nome, non passa inosservata.

Lo stesso giorno progetti a Faenza e ceni a New York

A notare il bicchiere è Simone Ravaioli, co-founder di Postrivoro – la food experience che raduna a Faenza alcuni dei migliori chef internazionali – che vede Sugar Kane e invita gli ideatori di Chef Clay alla cena di Postrivoro per poter capire come sviluppare l’idea. «Con loro abbiamo cominciato a ragionare – dichiara Simone Ravaioli – su come poter interpretare Chef Clay all’interno di Postrivoro, in particolare sulla possibilità di creare tools più fruibili e sviluppando il rapporto tra il food e la ceramica». «Durante l’evento – racconta Lorenzo Paganelli – abbiamo conosciuto lo chef turco Semi Hakim che è rimasto colpito dal nostro prodotto, gli piaceva molto la texture e in seguito abbiamo realizzato altre forme con la sua collaborazione».

Progettare la mattina un piatto a Faenza e mangiare su quel piatto la sera a New York: questa una delle possibili potenzialità offerte da Chef Clay. «Trovo estremamente interessante – commenta Simone Ravaioli – la possibilità di poter progettare una stampa di un piatto in un luogo e inviarla in tempo reale a una stampante 3d situata in un altro posto, magari a migliaia di chilometri di distanza, dove si svolgerà l’evento». A ulteriore conferma delle sue potenzialità, progetto Chef Clay è stato recentemente presentato al Food Maker Faire di Roma.

Chef Clay: ceramica, ricerca e makers

Quali sono le interazioni tra gusto e cervello? Sulla base di uno studio svolto da un ricercatore Google sono stati definiti sei profili di gusto al mondo. Da questa premessa è nata la collaborazione tra Chef Clay e Antonio Gagliardi, componente del Future Food Insitute e sviluppatore di progetti di digital fabrication applicati al cibo in Barilla. «È un genio della costruzione generativa parametrica di forme e controllo di macchine – spiega Lorenzo Paganelli – lavorando su questi studi ha creato un output visualizzabile delle tue sensazioni mentri assaggi qualcosa. Da qui sono partite ulteriori ricerche per vedere come è possibile influenzare il momento dl gusto coinvolgendo, oltre al cibo in sé, anche il tutto ciò che vi ruota attorno come il contenitore, il piatto, la presentazione della portata. Certe pietanze hanno bisogno proprio di un piatto specifico». Da qui la possibilità di sfruttare la texture realizzata dalla stampa 3d per fornire sensazioni tattili e visive specifiche per ogni tipo di piatto.

Un progetto sviluppato all’interno del Fab Lab

Il progetto si sta sviluppando all’interno del Fab Lab di Faenza, associazione culturale nata nell’aprile 2014  e che conta attualmente otto maker e una cinquantina di soci. il Fab Lab ha sede al Museo Carlo Zauli ed è stato realizzato grazie alla collaborazione con Cna ed Ecipar, dimostrandosi una delle realtà più innovative sulla scena faentina. «La collaborazione tra il Museo e il Fab Lab è molto prolifica – commenta Lorenzo – il Museo infatti è una realtà molto attiva in città e ci permette di dialogare con realtà sempre molto stimolanti». Nel corso del loro soggiorno a Faenza dal 14 al 18 dicembre, il Fab Lab è stato visitato da David McIntyre, Global Head of Food di Airbnb, e McKenzie Phelan, Global Culinary Operation Coordinator, che hanno potuto testare i macchinari presenti nel laboratorio tra cui un tornio digitale realizzato proprio da Lorenzo Paganelli.


 

Articolo reperito nel portale: www.ilbuonsenso.net